Le voci dal territorio dopo la proposta Sogin di riattivazione
Riattivare un impianto nucleare nell’ormai ex centrale di Borgo Sabotino? No, grazie, il territorio ha già dato. O, quantomeno, parlatene prima con il territorio stesso, mostrando studi e ricerche. È questo il tenore della discussione scatenatasi nella provincia pontina dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Sogin (Società per la gestione degli impianti nucleari), Gian Luca Artizzu, in un convegno organizzato dalla Lega “Il nucleare sostenibile: l’Italia riparte”.
Parole precise: “Per un ritorno al nucleare, oltre alle sue competenze, Sogin mette a disposizione i siti delle vecchie centrali che stiamo smantellando. Noi smantelliamo gli impianti, non smantelliamo i siti. Questi sono stati progettati e manutenuti come siti per ospitare una centrale nucleare e sono la naturale destinazione per un futuro nuovo impianto". E, tra questi, figura anche Borgo Sabotino. Che fu la prima centrale nucleare d’Italia, e all’epoca la più potente in Europa, alla creazione, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, quando fu effettuato il primo parallelo con la rete elettrica. È vero, il sito c’è, ma - almeno al momento - il vecchio inquilino non lo ha ancora liberato, verrebbe da pensare, immaginando la tuttora ingombrante presenza del nocciolo. Il punto però è un altro, ed è a monte: la scelta politica. E già un anno fa esatto, fu il senatore pontino Claudio Fazzone, segretario regionale di FI, a presentare con una proposta di legge la possibilità (o la necessità) di tornare al nucleare.
Le reazioni nel centrodestra
Il territorio pontino risponde però con un secco no condito da qualche “ni”. Tra i primi rappresentanti istituzionali a intervenire, l’assessore comunale ai Trasporti e mobilità, Gianluca Di Cocco, di area FdI, spiega che “la paventata riapertura di una centrale a Latina è argomento di rilevante interesse pubblico, che richiede un’analisi accurata e un confronto ampio. Prima di avanzare o proporre qualsiasi ipotesi, è essenziale coinvolgere la cittadinanza in un dialogo aperto. La popolazione locale che ha dato tanto in termini di servitù, deve avere l'opportunità di esprimere le proprie preoccupazioni e considerazioni, in quanto sarà direttamente influenzata da decisioni che possono impattare sulla salute, sull'ambiente e sull'economia del territorio. Inoltre, è fondamentale consultare esperti del settore, come geologi e tecnici, per comprendere appieno le dinamiche legate all'uso del nucleare di nuova generazione. Questi professionisti possono fornire preziose informazioni riguardo alla sicurezza della zona, alle tecnologie moderne che garantiscono una gestione più sicura dei rifiuti e alla sostenibilità dell'energia nucleare rispetto ad altre fonti energetiche, ma è doveroso fare capire bene di cosa si parla. In definitiva, il processo non dovrebbe e non può limitarsi a un'iniziativa politica, ma deve essere caratterizzato da un'ampia partecipazione della comunità e da un'analisi scientifica rigorosa”.
Un discorso simile a quello del consigliere comunale Renzo Scalco (FdI), secondo cui “un ritorno al passato potrebbe non essere ben accolto dalla popolazione, che va tutelata dalle istituzioni locali: la decisione andrebbe vagliata prima dalla politica locale, che a sua volta dovrebbe ascoltare il parere dei cittadini”. Ancora da FdI, il consigliere regionale Enrico Tiero osserva come “i nostri territori hanno già subito nel corso degli anni una servitù insostenibile sul fronte del nucleare. Peraltro, ci risulta che le scorie radioattive debbano essere ancora smaltite. Bisognerebbe anche capire quali saranno i tempi per completare gli interventi dei decommissioning dei siti di Borgo Sabotino e del Garigliano”. Tiero si dice comunque “personalmente favorevole al nucleare ‘sicuro’ di quarta generazione. Ma è innanzitutto una questione di metodo. Considero imprescindibile che vengano ascoltati i residenti, la popolazione e l'intera comunità locale su un tema di grande impatto ambientale e sociale. Io dico 'no' a decisioni calate dall'alto sulla testa della gente”.
Il "no" del centrosinistra
Se dal centrodestra giunge un timido sì a un ritorno al nucleare, a certe condizioni, e un più determinato no a dove le popolazioni hanno già dato, dalla minoranza giunge invece un secco “no”. È quello, ad esempio, di Alleanza verdi sinistra con il comitato di Latina possibile, ricordando “i 60 anni di centrale nucleare, ancora da smantellare, e i 50 anni discarica di Montello” e chiedendosi "Che valore ha la mozione approvata all’unanimità in Consiglio comunale contro la riattivazione della centrale?”. Avs si domanda poi “cosa significa ‘nucleare sostenibile’? Forse quello di quarta generazione, che ancora non esiste? O forse si allude agli SMR (reattori modulari di piccole dimensioni), che sono solo dei progetti, con dei costi e tempi di costruzione annunciati ma non verificati, dato che non c’è un solo SMR commercializzato nel mondo occidentale. L'amministratore delegato della Sogin, prima di pensare a costruire una nuova centrale, dovrebbe prima di tutto chiarirci a che punto è il decommissioning (dopo quasi 40 anni dall'arresto della centrale), quando e se l'area sarà completamente decontaminata, dove metteranno le scorie, quanto costerà lo smantellamento alla fine dei conti. Ricordiamo infatti che rimane ancora da individuare il sito di stoccaggio nazionale delle scorie, e dobbiamo ancora riprenderci da Regno Unito e Francia migliaia di tonnellate di combustibile nucleare esaurito”. Inoltre, “chiediamo ai sostenitori della proposta quanto costerebbe una nuova centrale e quale sarebbe la sua potenza elettrica installata, chi sarebbe incaricato dell'installazione, in quanto tempo prevederebbero di concludere l'eventuale costruzione e avvio definitivo, da quale paese intendono importare l'uranio e a quale prezzo stimato”. E, infine, danno anche le cifre: “Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (World Energy Outlook 2024), il costo di generazione dell’elettricità, considerando i costi complessivi degli impianti, è di 170 dollari al Kwh per il nucleare e 50 dollari al Kwh per il solare fotovoltaico (3,4 volte di meno del nucleare)”.
Un “no” deciso viene anche dal capogruppo M5S in Consiglio comunale, Maria Grazia Ciolfi, per la quale “si parla di reattori di nuova generazione, più sicuri e performanti, ma la realtà è che questi impianti non esistono ancora, e l’idea di un nucleare pulito resta un’ipotesi teorica. Intanto si torna a mettere in discussione territori come il nostro, già segnati da servitù ambientali pesanti”. Ciolfi ricorda che su Borgo Sabotino il consiglio comunale si è già espresso in modo chiaro: “Il 19 giugno 2024 è stata approvata all’unanimità una mozione del M5S che dice no alla riattivazione della centrale. La sindaca si è impegnata a portare questa posizione agli organi competenti. Ora è il momento di dare seguito a quell’impegno e puntare sulle rinnovabili, che sono già disponibili, sicure e sostenibili”. Inoltre, “dire che si può costruire dove già sorgevano vecchi impianti è una semplificazione pericolosa. Le condizioni ambientali, anche a causa dei cambiamenti climatici, sono mutate profondamente. Un’area come Borgo Sabotino, considerata idonea nel 1960, potrebbe non esserlo più sia dal punto di vista idrogeologico che sismico. Sarebbe importante inoltre conoscere quale sarà il destino dei 27 milioni di euro di ristoro nucleare che spettano al nostro territorio, unitamente all'impegno assunto dalla Sogin a ricostruire il ponte Mascarello chiuso per l'ennesima estate in arrivo”.
Sulla medesima linea anche la capogruppo del Pd, Valeria Campagna: “Latina ha già pagato un prezzo altissimo in termini di servitù ambientali e industriali. Dietro parole rassicuranti e tecnicismi – prosegue Campagna – si cela una proposta che mette nuovamente a rischio il nostro territorio. Tornare oggi sulla scelta storica del referendum del 1987 significa ignorare non solo la memoria ma anche il futuro: per il ritorno al nucleare servirebbero anni, miliardi di euro e i risultati, se arrivassero, sarebbero fuori tempo massimo. Invece di rincorrere illusioni costose e pericolose, serve un piano serio e immediato per le energie rinnovabili, come già fanno molti paesi europei”. © LatinaToday-20.04.2025